Made in Italy: molto più di una etichetta.

Costretti all’isolamento abbiamo bisogno tutti di più abbracci, per credere che davvero andrà tutto bene e anche se le giornate hanno routine diverse dalle scorse settimane, scegliete outfit accurati e coccolatevi indossando qualcosa che, nell’acquistarla, vi ha reso felici. A prescindere dallo stile, dal prezzo e dalla marca guardiamo quel capo da un’altra prospettiva, dall’etichetta che è la sua carta d’identità.

Made in Italy è un’espressione che ci riempie il petto d’orgoglio ma spiegare cosa è il Made in Italy è molto complesso perchè trasversale a diversi assets strategici della nostra economia. Proviamo a raccontarlo attraverso la storia della Moda, che con capacità di astrazione e con le dovute specialità sarà metafora per tutti gli altri settori in cui siamo riconosciuti tra i top.

Il concetto di Made in Italy nasce negli anni Sessanta ed è tutt’oggi una proprietà che dobbiamo difendere perché permette ai nostri prodotti di essere apprezzati nel mondo e avere mercato più di altri grazie all’idea (che poi è realtà) che i prodotti italiani abbiano indiscusse caratteristiche qualitative ed estetiche. Nel dopoguerra si assiste ad un periodo in cui, come dopo ogni grande crisi, i vecchi sistemi sono scardinati e c’è bisogno di reinventarsi. Le nazioni più strutturate attendono una riorganizzazione che parta dai vertici, in Italia, invece, il frazionamento delle realtà dei singoli territori è la chiave di volta per ripartire.

Il Made in Italy è la storia di successo di una collettività, fatta di tante storie di artigiani eccellenti che si sono impegnati, che hanno ben valutato il contesto e le possibilità, e hanno saputo investire sulle loro capacità e competenze. Sono nati uno vicino all’altro, condividendo know-how e sfruttando le materie prime che il territorio offriva, non guardandosi come competitor ma come partner. E’ grazie a questo che sono nati, ed esistono ancora oggi essendo diventati punti di riferimento per tutta l’industria della moda e del lusso mondiale, i lanifici nella provincia di Biella, le industrie tessili di Prato e il distretto della seta di Como.

Essere uno stilista o un fashion designer è professione lontana dal produrre tessuti, come vendere un abito richiede doti diverse dallo studio delle parti che lo compongono, eppure fanno parte tutte della stessa filiera e di una competenza orgogliosamente tutta italiana che è il DNA del concetto di Made in Italy.

Poche aziende possono vantare un prodotto 100% Made in Italy, ma quelle più attente alla comunicazione di valore del loro brand, che hanno dovuto delocalizzare la produzione per ottimizzare costi e avere prezzi concorrenziali, specificano in etichetta che il progetto e i materiali, come anche i controlli qualità sono italiani e che solo la produzione è in Cina o Bulgaria o Tunisia.

In un momento in cui si riflette molto sullo stato di salute della nostra economia, impariamo a conoscere le aziende italiane, la loro storia e i loro prodotti. Diamo valore ai nostri acquisti sempre, solo così potremmo essere davvero fieri nel pronunciare Made in Italy.